Casa Antonini a Firenze

La palazzina, commissionata da Raffaello Franciolini ad Adolfo Coppedè come casa-laboratorio, è situata all'angolo tra via Orcagna e via Giotto, ha pianta rettangolare e si sviluppa su quattro piani fuori terra più uno seminterrato. Concluso con molta probabilità già alla fine dell'anno 1908, il villino nel 1918 venne in possesso di Lea Taddea Antonini. I quattro fronti sono trattati in maniera diversa a seconda che affaccino su strada, maggiore ricchezza decorativa e attenzione al ritmo delle aperture, o sul retro.

 

I due fronti su strada risultano scanditi agli angoli dai due corpi lievemente sporgenti delle ex torrette nei quali si trovano al piano nobile tre balconi di forte rilevanza che servono da tettoia alle finestre del piano terra ed al portone. Le due facciate sono caratterizzate dal ritmo regolare dei tre ordini di finestre e dal gioco di sottili variazioni degli elementi. Al piano seminterrato le aperture, semplici luci rettangolari, sono inserite in un basamento lievemente sporgente. Al piano terra le finestre sono inserite in specchiature archivoltate e ritmate da lesene, di lieve sporgenza, e sono riquadrate in basso da mensole a foggia di aquila serranti una cartella a sezione mistilinea; al piano primo sono caratterizzate da una cornice e da un davanzale modanati e al piano secondo sono sovrastate da una cornice e da una serie di mensole a sostegno della gronda fortemente sporgente dell'originaria copertura. Le torrette presentano una cornice sottogronda che ripropone, fortemente stilizzata, la scansione della cornice dorica a metope e triglifi.

 

I tre balconi impostano su mensole rilevanti per dimensione e ricchezza decorativa alla cui base compaiono aquile stilizzate e nelle cui volute si rintracciano i temi classici della patera, delle fuseruole, della goccia e della foglia d'acanto, il tutto in scala dilatata. I finestroni di tali balconi sono riquadrati ed hanno un timpano curvilineo con sottostante protome femminile. Il portale d'ingresso è inserito nel medesimo modulo e apparato decorativo delle due finestre con la variante di un ampio architrave con testa di Mercurio sovrastato da una luce archivoltata e tripartita. A fianco dell'edificio, sul fronte est, il rilevante episodio del cancello di accesso al giardino, avente per piedritti due erme con figure femminili pluri mammellute poste di profilo.

 

La distribuzione interna è articolata attorno al vano scala, in posizione laterale un unico appartamento è situato ai piani terreno, primo e secondo, due al piano terzo. L'edificio risulta oggi completamente trasformato, in facciata così come nella distribuzione degli ambienti. Il rialzamento di un piano e la mancata manutenzione delle decorazioni pittoriche, hanno fatto sì che buona parte del valore spaziale e decorativo sia andato perduto.

 

Relativamente all'interno, il frazionamento ha determinato un uso improprio dei vani nonché la perdita definitiva dell'originario connotato di palazzina monofamiliare. L'unico appartamento conservato nella distribuzione primitiva e con gli arredi originari è quello del piano terra: per gli altri le decorazione interne sono andate perdute e gli originari pavimenti e rivestimenti sostituiti.

 

L'edificio è stato sostanzialmente ignorato dalla critica architettonica sino agli anni settanta, momento che ha segnato l'avvio di una globale revisione del Liberty italiano e la conseguente rivalutazione dei suoi protagonisti, tra i quali un ruolo non secondario occupano Adolfo Coppedè e Galileo Chini, rispettivamente autori del progetto architettonico e delle decorazioni pittoriche della palazzina.

Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it