Cappella a Poggiolo, Salaiole

La cappella fu fatta realizzare, assieme all’asilo infantile destinato ai bambini delle frazioni Salaiole, Gricignano, Poggiolo al quale è annessa, dalla duchessa Maria Grazioli Lante della Rovere, la cui famiglia di origine, quella dei marchesi Lavaggi, aveva possedimenti nella zona. La duchessa volle dedicare il piccolo edificio alla memoria dei suoi due figli caduti nel corso della prima guerra mondiale, Vincenzo e Riccardo, i cui santi omonimi sono i titolari della cappella. Compiuta nel 1923, su disegno del geometra borghigiano Carlo Maggi, che la ricavò dal vecchio granaio, la cappella fu completamente decorata dalle Fornaci San Lorenzo con ideazione, progettazione e direzione del giovane ma già artisticamente valido Tito Chini, il cui nome si legge assieme alla data 1923, in due luoghi dell’ambiente.

 

All’esterno il piccolo edificio presenta una policroma facciata preceduta da un loggiato sorretto da pilastrini in mattoni. Sul fianco sinistro sale una scalinata con balaustra a colonnine dotate di capitelli a foglie d’acqua in Grès, molte delle quali risultano gravemente danneggiate. Nella parte superiore della facciata si apre un occhio circolare incorniciato da una decorazione a minute piastrelle policrome, nelle quali la presenza del lustro metallico crea efficaci effetti luminosi. Il piccolo atrio è dotato di un interessante pavimento in piastrelle, alcune delle quali, disposte in file, mostrano decorazioni a piccoli motivi geometrici, secondo una tipologia decorativa molto cara a Galileo Chini. Le pareti dell’atrio presenta decorazioni monocrome a graffito, mentre sulla destra della porta di ingresso, dotata di un architrave sostenuto da mensole di imitazione medievale, si legge la firma di Tito Chini e la data 1923.

 

L’interno della cappella, una piccola aula a pianta rettangolare, colpisce innanzitutto per la completezza della decorazione e degli arredi, che ne fanno uno degli insiemi integralmente dovuti alla manifatture Chini meglio conservati. Se certamente l’ideazione del complesso decorativo, la direzione dei lavori e la realizzazione di numerose componenti, si devono direttamente a Tito, è avvenuto anche che, come prassi delle Fornaci, ove possibile siano stati utilizzati pezzi già da tempo in produzione e la cui ideazione poteva essere anche precedente di anni ed appartenente a Galileo.

 

Lo splendido pavimento ceramico è composto di diversi tipi di piastrelle delle Fornaci. Alcuni riguardano la tipologia decorativa a piccoli motivi geometrici di gusto Klimtiano, come abbiamo già incontrato nell’atrio, mentre altri riguardano piastrelle con decorazioni floreali di fattura molto fine, elegante ed accurata, che appartengono al più puro gusto Liberty e nelle quali è possibile riconoscere la mano di Galileo Chini. Sulla parete d’ingresso si trovano due eleganti acquasantiere a muro di imitazione rinascimentale, in tutto analoghe a quella appartenente all’oratorio della Misericordia a Borgo San Lorenzo. Le pareti della cappella sono dipinte, in basso, con un finto tendaggio, riferimento ad un uso medievale, ed impiegato proprio in quegli anni anche nella sala di accesso alla scala elicoidale della Villa Pecori Giraldi. Sopra il tendaggio dipinto corrono le parole dell’Ave Maria. Sulla parete destra, proprio accanto alla piccola e graziosa porta di accesso alla sacrestia, si può leggere di nuovo la firma di Tito Chini e la data 1923. Le pareti sono completate da pitture raffiguranti poliboli a monocromo fregi vegetali, cherubini e al centro della parete di fondo, una formella circolare con la Colomba dello Spirito Santo ed i simboli eucaristici dell’uva e delle spighe di grano. Il soffitto è fornito di una decorazione dipinta a finti cassettoni, mentre il piccolo altare è sorretto da quattro colonnine con capitelli analoghe a quelle della scalinata esterna.

 

L’elemento di maggiore fascino visivo dell’intera cappella è probabilmente costituito dalla splendida serie di vetrate che, malgrado qualche mancanza, si trovano in un buono stato di conservazione. L’occhio della facciata raffigura Il pellicano che si ferisce per nutrire i propri figli, simbolo medievale dell’Eucarestia e del sacrificio di Cristo, opera di grande effetto e dotata di una solidità strutturale che richiama direttamente la mano di Tito Chini. Alle due pareti laterali si trovano quattro vetrate decorate con i caratteristici motivi geometrici, peculiari delle attività delle Fornaci e legati all’arte di Gustav Klimt. Su ciascuna vetrata si trova un tondo raffigurante un simbolo degli Evangelisti. Questi tondi, caratterizzati da un impianto grafico aggressivo e potente, appaiono inequivocabilmente opera di Tito Chini.

 

Sulla parete di fondo, dietro l’altare, è sistemata una grande vetrata raffigurante la Madonna tra i Santi Vincenzo Ferreri e Riccardo. Vero fulcro visivo dell’ambiente, la vetrata raffigura i santi cui la cappella è dedicata ai lati della Vergine vestita di un lungo abito bianco e con le braccia abbassate e leggermente protese in avanti. Lo stile della vetrata è avvicinabile ad alcune parti dei lavori all’Ossario dei caduti sul Pasubio, compiuto da Tito Chini nel 1926, e la sua decorazione rappresenta al più alto livello la capacità tecnica delle Fornaci, raggiunta anche nel campo dell’arte vetraria, e la versatilità nell’assimilare ed amalgamare in un equilibrio perfetto molteplici componenti culturali dell’arte moderna con quelli del medioevo e del rinascimento. A quest’ultimo ad esempio si ispirano gli splendidi capitelli pensili di squisito sapore brunelleschiano. Si opera così una notevole sintesi capace di adeguare i propri caratteri alla destinazione religiosa del manufatto. Alle pareti si possono ammirare le splendide formelle circolari della Via Crucis, istoriate a monocromo blu, entro una cornice circolare classicheggiante, con uno stile compendiario, solennemente e drammaticamente neorinascimentale, spettanti al Tolleri e al Calori, eseguiti per le Fornaci.

 

Infine sono da notare gli originali arredi lignei del piccolo ambiente, realizzati su disegno di Tito Chini, dalla borghigiana falegnameria Bini, nel cui laboratorio di viale della Repubblica furono prodotti numerosi arredi per le Fornaci. All’esterno, sulla parete meridionale dell’asilo infantile, si vede una nicchia con fondo a piastrelle verdi e nere ed un rilievo in ceramica bianca con la Madonna col Bambino, certamente da assegnare alle Fornaci sempre intorno al 1923, omaggio consapevole alla grande tradizione artistica della bottega robbiana, al quale il fondo verde dona una vivace e moderna nota cromatica.

 

Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it