Pieve di San Giovanni Maggiore

La millenaria pieve di San Giovanni Maggiore, che mantiene delle sue antiche strutture del XII secolo il notevole campanile ed uno splendido ambone marmoreo, risulta notevolmente alterata al suo interno, nel quale si possono ammirare numerose testimonianze dell’attività dei Chini. Già nel 1843 Pietro Alessio Chini aveva eseguito la decorazione del soffitto della navata centrale, dipingendovi il Battesimo di Cristo, incorniciato da un bel motivo a finte mensole prospettiche, da un raffinato festone vegetale dorato e da altre decorazioni vegetali e grottesche. Allo stesso Pietro Alessio sembra da riferire anche la decorazione del soffitto della scarsella e forse quella della cappella sulla testata della navata di sinistra. Questi lavori voluti dall’allora pievano Alessandro Magnani, si dimostrano come una delle più significative opere di Pietro Alessio, in cui egli si segnala come autore certamente inserito nell’ambiente accademico fiorentino della metà dell’Ottocento, ma in possesso di una felice e fantasiosa vena decorativa.

 

Il soffitto della chiesa è anche decorato con motivi a finti cassettoni con rosette realizzati da Dino Chini. Successivamente, in occasione di un ulteriore intervento di restauro del 1912 curato dall’ingegnere Niccolò Niccolai e da Galileo ed eseguito da Dino Chini, la chiesa fu dotata di un rivestimento a piastrelle sulle pareti, destinato ad imitare un rivestimento marmoreo. Inoltre, Dino Chini aveva ritoccato le pitture esistenti, fra cui probabilmente il Battesimo di Cristo, eseguito la già ricordata decorazione monocroma a finti cassettoni del soffitto della navata centrale, i prospetti architettonici, di gusto rinascimentale, e le decorazioni geometriche dei due altari laterali, nonché quelle, sempre di tipo geometrico, del sott’arco della cappella del fonte battesimale.

 

Sembrano attribuiti alla mano di Dino anche la decorazione della lapide dei caduti, coronata da un bel festone vegetale dipinto che scende lungo i lati e quella a finto tendaggio con due stemmi di cui uno con la data 1930, posta sulla parte sinistra dietro l’altare maggiore. Le Fornaci San Lorenzo fornirono anche le piccole croci entrotondo in ceramica, applicate alle pareti ed ai pilastri dell’edificio, nonché forse le formelle della “Via Crucis” e l’acquasantiera di sinistra.

 

Le finestre delle navate sono fornite di vetrate policrome con splendide decorazioni neorinascimentali che incorniciano gli stemmi delle più illustri famiglie della zona, assieme a quelli di Papa Pio X, del cardinale Mistrangelo, arcivescovo di Firenze all’epoca, e della locale Compagnia del SS. Sacramento.

 

L’indubbia alta qualità del disegno di queste vetrate richiama l’intervento ideativo dello stesso Galileo, il quale tuttavia dovette eseguire i disegni qualche tempo prima degli interventi compiuti nel 1912, poiché in quell’anno si trovava già in Siam a lavorare al palazzo reale di Bangkok. I lavori di approntamento dei telai in ferro e piombo delle vetrate si devono al fabbro Carlo Torrelli di Luco di Mugello.

 

Possono essere riferite alle Fornaci anche altre due vetrate, la prima delle quali, raffigurante l’Angelus Dei, si trova nel piccolo ambiente al quale si accede dal lato destro del presbiterio, la seconda, collocata nella finestra tamponata della parete di fondo del presbiterio, sembra recare lo stemma Savoia e quello di Papa Pio XI, forse in celebrazione della stipula tra Stato e Chiesa dei Patti Lateranensi avvenuta nel 1929.

 

Sempre sulla stessa parete sono murate due grandi lapidi, collocate nel 1919 per ricordare i caduti nella Grande Guerra e per le quali la manifattura Chini ha realizzato i componenti ceramici. Sotto quella di sinistra si trova un’altra piccola targa rotonda con un festone vegetale ceramico. All’esterno, sotto il luminoso loggiato, di fianco alla porta centrale è murata la targa celebrativa del settimo centenario della morte di San Francesco d’Assisi (1926) realizzata da Augusto Chini.

Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it